domenica 23 settembre 2012

Shark 3D Streaming Megavideo


Uno tsunami colpisce le coste australiane invadendo buona parte della città, compreso un supermercato in cui stava avvenendo una rapina.
Dopo la devastazione portata dall'onda i sopravvissuti si ritrovano impossibilitati ad uscire perchè tutte le porte sono bloccate dalle macerie, imprigonati tra scaffali diroccati, alimenti galleggianti e, scoprono presto, uno squalo di grosse dimensioni trasportato assieme all'acqua. Stessa sorte (allagamento, impossibilità di fuga e squalo) tocca a chi stava nel parcheggio sottostante.
Il delitto meno perdonabile di Shark 3D è di partire con premesse di grandissimo interesse e non riuscire mai ad essere alla loro altezza.

Il cinema d'assedio, in uno dei massimi simboli del consumismo (il supermercato), associato al cinema di paura; l'uso di una figura iconica come quella dello squalo, ma intesa come mostro del sottosuolo e non acquatico, come minaccia confinata e non degli spazi aperti; lo stile sanguinolento e spietato del cinema di serie B per confezionare tutto questo in una cornice spietata e dissacrante; e infine una chiave di lettura nemmeno stupida (il titolo originale significa “esca”). Tutte idee ottime che crollano non sostenute da una scrittura consapevole, ironica o anche solo abile e scorrevole.
In anni in cui il cinema di serie B è praticato con nostalgia e fierezza, aprendo autostrade di senso nuove che si offrono a riflessioni tanto quanto il gemello di serie A e in cui la sua fruizione è una liberazione dai lacci espressivi e dogmatici del cinema intellettuale, un film come quello di Kimble Rendall appare senza un perchè.
Invece che rivendicare una dimensione goliardica e godereccia del cinema e dei suoi significati, Shark 3D vorrebbe seguire modelli irraggiungibili senza avere consapevolezza di sè e di quel che sta facendo (exploitation di diverse mitologie filmiche in un pasticcio che può essere molto divertente e sensato ma a patto di trattarlo come tale) e senza nemmeno un briciolo di autoironia. Rendall prende sul serio ogni risvolto drammatico di uno squalo gigante in un supermercato a seguito di un tsunami, invece che sfruttarne l'assurdità per dar vita ad un film anticonvenzionale. È l'ultimo della classe che invece di sbeffeggiare i saputelli, cerca di imitarli dall'ultimo banco e senza aver studiato.
Alla fine i pochi momenti riusciti sembrano allora quelli più involontariamente comici e grottescamente epici, come lo scontro con lo squalo a colpi subacquei di fucile a pompa. Peccato che la sensazione di non avere il consenso dell'autore per tutto quel divertimento rimanga forte.




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